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Il Fiore Azzurro

«Quando numeri e figure non saranno più la chiave di tutte le creature, quando quelli che cantano o baciano sapranno più dei profondi eruditi, quando il mondo tornerà a essere vita libera e vero mondo, quando poi luce e ombra si ricongiungeranno in un genuino chiarore, e quando in fiabe e poesie si riconosceranno le storie eterne del mondo, allora di fronte ad un’unica parola magica si dileguerà tutta la falsità»

Novalis

Il fiore azzurro (in tedesco Blaue Blume) è un simbolo centrale di ispirazione, introdotto da Novalis nel suo incompleto romanzo di formazione Enrico di Ofterdingen, dove il giovane protagonista sogna dei fiori azzurri che lo chiamano e assorbono la sua attenzione. Rappresenta il desiderio, l’amore e lo sforzo metafisico di accostarsi all’infinito e all’irraggiungibile.

Novalis, pseudonimo di Georg Friedrich Philipp Freiherr von Hardenberg (Schloss Oberwiederstedt, 2 maggio 1772 – Weißenfels, 25 marzo 1801), poeta, teologo, filosofo e scrittore tedesco. Novalis fu uno dei più importanti rappresentanti del romanticismo tedesco prima della fine del Settecento e creatore del fiore azzurro, ovvero il nontiscordardimé, uno dei simboli più durevoli del movimento romantico.

[…]

Il giovane se ne stava inquieto nel suo giaciglio e ripensava allo straniero e ai suoi racconti. Non so no già i tesori che hanno risvegliato in me un così ineffabile desiderio, si diceva; ogni cupidigia m’è aliena: ma io agogno di vedere il fiore azzurro. Esso mi sta di continuo nel cuore, e ad altro non posso pensare. Mai ancora ho provato qualcosa di simile: è come se avessi sognato, o piuttosto se mi fossi addormentato in un altro mondo; ché in quello che ho vissuto fin qui chi si sarebbe preoccupato di fiori, né mai ho sentito prima di così portentose passioni per un fiore.

[…]

Il giovane si perse a poco a poco in dolci fantasie e si addormentò […] Ogni impressione saliva in lui ad un’altezza mai conosciuta. Egli viveva una vita infinitamente diversa; moriva e rinasceva, amava fino alla più sublime passione e poi di nuovo era diviso in eterno dall’amata. […] Ebbro e rapito, eppure consapevole di ogni impressione, nuotò adagio […]

Una sorta di dolce sopore lo vinse, in cui sognò fatti indescrivibili e da cui lo riscosse un altro chiarore[…] Ma ciò che soprattutto lo attrasse fu un alto fiore, azzurro chiaro, che stava presso la fonte e lo sfiorava con le sue larghe foglie lucenti […] Ma lui non vedeva che il fiore azzurro […] Infine volle avvicinarglisi […] il fiore si piegò verso di lui e mostrò un’espansa corolla azzurra, in cui si cullava un tenero volto. Il suo dolce stupore cresceva colla rara metamorfosi, quando all’improvviso la voce di sua madre lo destò […]”

Enrico di Ofterdingen, romanzo incompiuto di Novalis – solo la prima parte è completa, della seconda esiste solo il capitolo iniziale – è ambientato nell’alto Medioevo e racconta l’iniziazione del giovane Enrico. All’inizio della storia uno straniero racconta ad Enrico di luoghi remoti misteriosi e di un fiore azzurro. Quando questo meraviglioso fiore – quintessenza della capacità intuitiva di comprendere la realtà e della nostalgia (Sehnsucht) tutta romantica per l’infinito – gli appare in sogno e si trasforma nel viso di una fanciulla, Enrico presagisce quale sarà lo scopo della sua vita, ovvero seguire la vocazione per la poesia e l’amore.

Il fiore azzurro (die blaue Blume) è la metafora del raggiungimento, e in sé raccoglie tutte le forme della conoscenza che l’individuo deve acquisire per poter raggiungere la maturazione. Una crescita che si sviluppa attraverso la ricerca personale. Novalis ci trasmette questo messaggio il sentimento è la fonte di energia che alimenta la propria vita intellettiva, che per esprimersi al massimo deve saper conciliare razionalità e sentimenti.

Il sogno è il luogo prescelto di questo cammino, inteso come ricerca e attività della coscienza umana. Esso libera la coscienza dagli schemi e dall’ordine della veglia portando alla luce potenzialità nascoste. Il sogno è anche la metafora del viaggio, inquanto rappresenta l’opportunità per fare il vuoto rimescolando le carte e rendendosi disponibili ad essere ricettivi, a voler conoscere, a voler sentire, a voler soffrire; è una concentrazione che permette di acquisire nuovi modi di vedere e di vivere, e la convivenza della moltitudine dei nuovi mondi della percezione che abbiamo conosciuto, permetterà di poter vivere afferrando e leggendo le corrispondenze che formano la trama della realtà.

Il mondo va afferrato in modo spontaneo, senza cadere nelle categorizzazioni, senza inscatolare ogni elemento della realtà in una categoria precostituita. Un concetto valido anche per il principio dell’amore: conoscendosi profondamente nessun aspetto della vita apparirà scontato. È stretta la linea di confine che separa l’intenzione di coltivare la propria sensibilità per poter provare sentimenti più elevati, dall’intenzione di abbandonarsi ai più raffinati piaceri sensuali dell’immaginazione. Tutto, in definitiva, può trasformarsi in voluttà.

 

I pannelli che compongono il ciclo “Il fiore azzurro”, sono stati realizzati per il Tiburtina House dall’Atelier Del Granaio – Art Hotels.
stampati da Publilaser
Ideazione, Mariacristina Eidel

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